Patto del Consenso: il manifesto di F
Quanto costa un No? Da un No, e dal rifiuto di accettarlo, derivano quasi tutti i casi di femminicidio e di violenza di genere. Un anno fa arrivavamo alla Giornata contro la violenza sulle donne con la campagna #IoNonSonoCarne, nata dallo sdegno per uno stupro di gruppo a Palermo, per dire che le donne non sono pezzi di carne da sopraffare o addirittura sopprimere, né gli uomini sono pezzi di carne costretti alla prevaricazione fisica o psicologica da un presunto codice ormonale e genetico («La carne è carne») che nulla ha a che fare con l’attrazione e l’orientamento sessuale, e tutto con un’idea perversa di mascolinità e potere che vede il No come una ferita inaccettabile.
Poi, alla vigilia del 25 novembre, l’uccisione di Giulia Cecchettin ci aveva fatto assistere in diretta all’ingiustizia di essere vittima due volte. Non basta essere uccisa. Subito parte la vittimizzazione secondaria di chi ti chiede se quel No lo hai espresso con sufficiente chiarezza e coerenza. Perché hai continuato a frequentarlo da amica anche se sapevi che era ossessionato da te?
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Patto del Consenso: il manifesto di F
Un anno dopo, arriviamo alla Giornata mentre è in corso il processo contro il carnefice di Giulia, che ammette: «L’ho uccisa perché non voleva tornare con me». Per lo stesso motivo, nei giorni scorsi, a Civitavecchia una 56enne è stata strangolata dall’ex compagno, e a Piacenza una ragazzina di 13 anni è stata con ogni probabilità scaraventata dal settimo piano dall’ex fidanzato di 15. L’uomo che uccide lo ha capito perfettamente, quel No, e se manipola angosce e sensi di colpa della donna – il terrore che paralizza e soffoca il No, la paura che un taglio netto scateni un suicidio – lo fa in totale cattiva fede. Solo Sì è Sì. Tutto il resto è No.
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Patto del Consenso: il manifesto di F
Dovrebbe essere ovvio e invece non lo è. Sempre quest’anno una Corte d’appello ha confermato l’assoluzione di un uomo che, approfittando di un appuntamento per un consulto sindacale – quindi da una posizione di potere – ha aggredito sessualmente una donna. Non c’è stata violenza, dice la sentenza, «perché lei ha aspettato venti secondi prima di dire No». Come se fosse normale essere aggredite a un appuntamento di lavoro. Come se non fosse perfettamente umano restare paralizzate. Come se il Sì che nessuna ha pronunciato potesse essere presunto. Non ci sarà giustizia in Italia fino a quando una sentenza così diventerà impossibile, fino a quando una nuova legge sulla violenza sessuale stabilirà che il consenso deve essere esplicito, che il silenzio non è assenso. Che solo Sì è Sì.
Tutti gli uomini sanno capire un No, anche non detto. La differenza è tra quei pochi che fingono di non capirlo e quei tanti che non si sognerebbero mai di approcciare una donna senza un chiarissimo (e ribadito) Sì. Per questi testimoni di un modo sano di essere uomini è ora più che mai il momento di farsi sentire, di arrabbiarsi, di gridare: noi non siamo come loro.
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Patto del Consenso: il manifesto di F
Milano è spesso stata, nella storia del Paese, la città da cui sono partite le istanze di cambiamento civile. Oggi, per il secondo anno, il Comune e il Sindaco Giuseppe Sala si uniscono a F, un settimanale nato per combattere ogni discriminazione di genere, nell’invitare gli uomini di tutta Italia, di tutte le età, di tutte le provenienze, di tutte le convinzioni, di tutti i credi, di tutti gli orientamenti, di tutte le estrazioni personali e professionali, a sottoscrivere queste parole, in vista di un 25 novembre dove l’impegno comune contro la violenza di genere si basi su un Patto del Consenso. In vista di un domani dove un No viene rispettato, dove un silenzio non è un Sì, dove solo Sì è Sì.
Beppe Sala, Sindaco di Milano
Luca Dini, direttore del settimanale F
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